La “biofilia” (dal greco, “amore per la vita”) è la pulsione di vita e di sopravvivenza innata, che risiede nei geni di tutti gli esseri umani, è una funzione biologica che porta ad avere interesse per tutte le forme di vita, al sentirsi parte della natura, a proteggerne la biodiversità e al conseguente desiderio di entrare in relazione con esse; la biofilia è ricerca dell’habitat ecologico che ci consente di vivere felicemente a contatto con la natura e gli animali.
Dobbiamo far appello alla biofilia per combattere l’apatia, la mancanza spesso culturale di consapevolezza ecologica e l’indifferenza di fronte alla distruzione dell’Habitat. È necessario riconnettersi con la resilienza che è dentro di noi e che ci permette di porci umilmente di fronte allo spettacolo meraviglioso della natura selvatica di Gaia, la cui spiritualità è ben descritta da San Francesco di Assisi e dal documentario sulla tribù dei Taut’Batoo, una popolazione che vive in un’isola delle Filippine e che è la dimostrazione vivente del fatto che la natura umana non è violenta.
E’ fondamentale sottolineare che nel nostro genoma è fissata la memoria di Gaia, dalla quale siamo nati e con la quale siamo cresciuti tutti, sia da un punto di vista filogenetico come specie biologica, sia da un punto di vista ontogenetico come individui, saremmo geneticamente predisposti ad imparare dalle esperienze che abbiamo fatto con Gaia. geneticamente predisposti ad imparare ciò che la natura ci insegna e capaci di imparare dall’esperienza. “Learning by experience” vuol dire dare significato alla nostra vita in relazione a quella degli altri.
La biofilia, non ci stancheremo mai di ripeterlo, è innata e la Natura ce la insegna maieuticamente, per farci divenire esseri ecologicamente consapevoli e responsabili, psicologicamente dotati di emozioni e di sogni da vivere e da realizzare. E tutto questo non è utopia ma fisiologia, anche se molti fingono di ignorarlo, per cui l’epoca attuale rischia di essere ricordata dai nostri discendenti come un vero e proprio medioevo ecologico.
La biofilia comprende sistemi ecologici complessi, tra loro integrati e fisiologicamente interconnessi; pertanto possiamo affermare che Gaia dispensa a tutti il benessere biopsicosociale, senza discriminare nessuno.
Gaia ha grande amore per gli esseri umani, ma la plant blindness, dovuta all’indifferenza per la natura e a politiche agricole tossiche, non ci fa sentire questo amore.
Il biologo-entomologo Edward Wilson, dell’Università di Harvard, padre della sociobiologia, descrive la tendenza innata dell’uomo a concentrare il proprio interesse sulla vita e sui processi vitali, con una afflato emozionale verso gli altri organismi viventi con cui condivide evoluzione e sopravvivenza, che sono i comuni archetipi fisiologici.
Il concetto di biofilia dunque rappresenta l’idea che gli esseri umani, hanno una preferenza innata per gli ambienti naturali, che purtroppo si sta perdendo per il sempre crescente inurbamento nelle metropoli e per l’uso sconsiderato e senza limiti delle energie fossili non rinnovabili.
Biofilia, lo ribadiamo è amore per la vita, per la natura e per tutto ciò che è vivo; la biofilia quindi comprende anche il bisogno umano di avere relazioni con gli altri esseri viventi ed ha a che fare con il mondo delle nostre emozioni: la realtà della natura è un mondo complesso e delicato ma quando riusciamo a coglierne l’innata armonia si attiva quello che in termini neuroscientifici, si chiama “istinto biofilico”, che contiene in sé un potere rigenerativo anche sulla Psiche umana.
L’innata tendenza umana è di identificarsi con la natura vivente e con l’adattamento evoluzionistico di sopravvivenza, comune a tutte le specie viventi; anche se, nei secoli, l’uomo ha considerato la natura come fonte di risorse da sfruttare e la ha trattata come se fosse materia inanimata.
Invece la Terra è viva, con proprie funzioni vitali per l’evoluzione e la sopravvivenza, frutto di milioni di anni di evoluzione della biosfera costituita da aria, acqua e suolo.
Gli elementi chimici essenziali all’evoluzione delle specie si sono formate per effetto del Big Bang, e li ritroviamo negli amminoacidi essenziali e nelle basi azotate del DNA, anche per la fissazione è l’organicazione dell’azoto atmosferico da parte di un batterio: il rhizobium che vive in simbiosi con le radici delle piante.
La biosfera si autoregola per la sua essenziale funzione antientropica, per cui dovremmo dare a Gaia il premio Nobel per la pace perché solo lei riesce, se rispettata, ad unire tutti gli esseri umani nell’armonia e nella gioia di un progetto di vita ecologicamente sostenibile.
La biofilia è fonte di ispirazione per un’etica ambientale basata sulla relazione fra le creature viventi e sull’innata tendenza umana ad emozionarsi guardando un tramonto o un arcobaleno oppure la curiosità dei delfini per gli esseri umani.
Solo chi riesce ad empatizzare con Gaia può fare la ricerca scientifica sulla Natura perché significa che ha sviluppato i neuroni specchio per percepirne la vita. L’empatia per la natura è la risonanza emotiva verso tutto ciò che è vivente e non umano come piante ed animali; in base a ciò possiamo dire che la biofilia è una predisposizione innata ad empatizzare con la natura e alla compassione umana per tutte le creature del creato.
Purtroppo la biofilia, è stata costretta ad adattarsi alla cultura, diventando biofobia cioè controllo e sfruttamento della natura, perdendo così la tendenza biologica naturale di ogni bambino di vivere in connessione della Natura, secondo nove valori, portati da Gaia e importanti per lo sviluppo del carattere e della personalità.
- Gaia aiuta i bambini a sviluppare la capacità di riconoscere ordine, armonia ed equilibrio, caratteristiche che stimolano la curiosità, l’immaginazione e la tendenza allo studio alla ricerca.
- Aiuta il bambino a sviluppare sicurezza, indipendenza, autonomia (caratteristiche di Gaia) e desiderio di conoscere ed esplorare.
- Aiuta a sviluppare attaccamento affettivo ad animali domestici ricevendone in cambio affetto, amicizia e fedeltà.
- Gaia aiuta il bambino a sviluppare rispetto e gentilezza verso la natura e condividerne i principi morali e spirituali.
- Gaia aiuta a sviluppare le capacità di esplorazione e di scoperta della natura aumentando la capacità di adattamento agli eventi naturali imprevedibili.
- Aiuta il bambino a riconoscere le situazioni pericolose e ad adattarsi ad esse o evitarle.
- Aiuta il bambino a sviluppare capacità critiche, di problem solving e ad apprezzare la natura per la sua biodiversità.
- Aiuta il bambino a riconoscere la natura come fonte di gratificazione bio-psico- sociale.
- Insegna a riconoscere la biofobia o ecofobia e a curarla con l’ecofilia o biofilia.
Partendo da questi principi di base, possiamo dire che l’ambiente naturale ha per l’essere umano un’importante funzione di rigenerazione psicologica, perché sa mandare in vacanza lo stress e la depressione, fino al recupero del benessere psico-fisico.
Nella prospettiva neuroscientifica l’ambiente ecologico “oikos”, è l’ambiente più familiare, la casa nel senso più profondo, intimo e accogliente dove l’uomo possa sentirsi davvero a suo agio nella mente e nel corpo (embodied mind), un ambiente naturale incontaminato, non ancora modificato in modo significativo dalle attività umane (wilderness).
Qui, secondo i nostri studi neuroscientifici, la biofilia ha la sua espressione più compiuta: le percezioni sensoriali che vengono trasmesse al sistema limbico, vengono elaborate dall’insula, la quale invia alla corteccia prefrontale una sintesi delle percezioni che, emergendo alla coscienza danno vita a sensazioni oceaniche di rigenerazione, di umanità e di gioia di vivere in sintonia con i ritmi della natura. Questa biofilia può diffondersi come un contagio emotivo, grazie a un rapporto empatico, vivificante e duraturo con Gaia, il che ci fa dire “meno male che Gaia c’è”.
L’effetto benefico di Gaia sulla nostra psiche dunque è così profondo e basilare, che è inspiegabile come l’uomo sia capace di danneggiare se stesso immergendosi nel delirio della crescita economica e dell’industrializzazione senza limiti, anestetizzando il richiamo della biofilia, con cui sarebbe fondamentale risintonizzarsi.
La biofilia, oltre ad essere amore per la vita, è dunque la via più sicura e sana per far rifiorire la naturale consapevolezza ecologica (ecological mindfulness), che ci rende grati alla Natura per la sua generosità e soddisfa il bisogno umano a legarsi ad altri esseri viventi, fonte di energia vitale.
Ricerche mediche hanno dimostrato che già vedere dalla finestra di una camera di ospedale il verde degli alberi, accelera la guarigione da un intervento chirurgico e che le complicazioni post-operatorie sono minori tanto da poter diminuire, nel decorso post-operatorio, le dosi di antidolorifici e di antidepressivi.
Biofilia dunque significa anche far esperienza della natura, “learning by experience”, scoprire i potenti effetti terapeutici che la natura ha sul nostro corpo e sulla nostra psiche il tutto imparando a decodificare il linguaggio delle piante che comunicano e si scambiano informazioni attraverso profumi e sostanze chimiche proprio come gli umani comunicano mediante i simboli delle parole.
Per esempio quando le piante vengono attaccate da parassiti emettono sostanze chimiche che sono in grado di dare l’allarme alle piante del vicinato ma sono anche in grado di attivare i nemici naturali di quei particolari parassiti nocivi.
Alcuni studi fatti presso l’Istituto di ecologia chimica Max Planck dell’Università di Karlsruhe, hanno rilevato anche che “non solo le piante dicono che sono state ferite ma rivelano anche con precisione chi le ha ferite”.
Sono stati individuati 2000 vocaboli-profumo (pensiamo, solo per elencarne alcuni ai profumi di limone, mentolo, canfora, eucaliptolo, salvia, menta, rosmarino e molti altri ancora) di almeno 900 famiglie di piante, la maggior parte di queste parole chimiche fa parte del gruppo di sostanze chiamate “terpeni”, si tratta di biomolecole volatili, attraverso le quali le piante comunicano con gli uomini.
Questi messaggeri chimici sono dunque equivalenti ai messaggi dei simboli delle parole umane e costituiscono un vocabolario di almeno 40.000 “parole vegetali”.
I terpeni servono anche alle piante per proteggersi da raggi troppo caldi del sole ma anche per attirare insetti e gli altri animali quando hanno bisogno dei loro servizi.
È stato dimostrato che i terpeni emessi dalle piante hanno una azione antistress, agendo sul sistema neurovegetativo e sugli ormoni dello stress; si è visto anche che l’aria del bosco contiene anche terpeni anticancerogeni immunostimolanti e che aiuta anche consumare cibi vegetali e integrali. I terpeni avrebbero reazione anche sulla pressione sanguigna e sulla frequenza cardiaca.
Anche i funghi comunicano tra loro tramite i terpeni, per indicare ai propri gameti la strada per raggiungere il partner sessuale più adatto.
Dalla fisiologia sappiamo che anche i nostri organi comunicano tra loro e con il cervello e che ogni singola cellula dell’organismo comunica con quelle lontane e vicine: ma anche la comunicazione fra le piante ci indica che c’è “un’intelligenza della Natura” che è qualcosa di simile alla coscienza umana.
L’energia solare di cui tutti ci nutriamo captata dalle foglie e radici delle piante viene da queste fissata al suolo strutturando il miracolo della vita odori, petali fiori frutta e semi, strutturando la vita spirituale di Gaia.
Quasi tutte le malattie non solo quelle infettive o autoimmuni ma anche l’arteriosclerosi, il cancro e la depressione, possono essere ricondotte a fattori immunologici, e ormai sappiamo bene che, il sistema immunitario (che è in grado di percepire, comunicare e agire come un organo di senso è la una sorta di WHO) per la nostra salute.
Il contatto con la natura induce calma e serenità, regolarizza il battito cardiaco, modula la pressione sanguigna, riduce l’aggressività, aumenta l’energia e stimola la memoria e le capacità cognitive; ma soprattutto alza le difese immunitarie e la capacità di contrastare tumori e malattie. Chi respira aria pura nei boschi beneficia di una terapia antistress che impegna sistemi e apparati quali l’endocrino, il cardio- circolatorio e il sistema neurovegetativo, il sistema immunitario e gli apparati respiratorio e digestivo. Inoltre le piante purificano l’aria e assorbono gli inquinanti migliorando il riposo e il buon umore.
Il bosco emette fisiologicamente odori e suoni, come il fruscio delle foglie e il cinguettio degli uccelli. In coloro che ne respirano l’aria, sono stimolate le regioni cerebrali, ricche di ricettori per la dopamina, un neurotrasmettitore prodotto dal cervello, la cui presenza è legata alla sfera del piacere e al meccanismo della ricompensa. Tutto ciò che è in grado di suscitare una sensazione di soddisfazione dei bisogni vitali e di gratificazione, attiva i centri della ricompensa, l’eustress e il piacere, mediante la liberazione di endorfine, aumentando i livelli di dopamina.
L’ambiente naturale per essere rigenerante deve possedere contemporaneamente quattro requisiti che costituiscono la restoration capacity.
1.being away che vuol dire ambienti fisicamente diversi da quelli che appartengono al quotidiano (percezione di essere “altrove” e fare esperienze nuove ed interessanti)
- extent che descrive un ambiente esteso nello spazio, ma capace di coinvolgere per ricchezza di stimoli e spinta all’esplorazione.
- fascination è il fascino del luogo che desta la curiosità e desiderio di conoscerlo.
4 compatibility è la capacità di un ambiente di supportare sia le nostre intenzioni che le nostre aspettative.
Tutte queste caratteristiche si attivano perché, in base alla biofilia, siamo individui biologici nati per vivere in contatto e in sintonia con la natura e spontaneamente orientati alla cooperazione, piuttosto che al confronto e alla competizione che invece sono comportamenti indotti dalla cultura.
Gli alberi sono stati considerati oggetti di culto e di rispetto dispensatori di salute e perciò sacri. Le piante infatti, come ci dice la Genesi; sono stati i primi organismi pluricellulari che hanno popolato questo pianeta che all’inizio dei tempi era l’Eden.
L’albero guaritore è una metafora del nostro guaritore interno che è l’energia vitale dell’omeostasi.
Abbracciare gli alberi (il cosiddetto Tree Hugging) e camminare a piedi nudi sul prato è considerata una pratica terapeutica di natura bioenergetica perchè gli alberi possono modificare la qualità bioenergetica della biosfera e quindi della nostra vita.
Abbracciare un albero è come l’abbraccio tra due persone, perché fa entrare in biorisonanza e lascia, a chi la sperimenta, una vera percezione di benessere psicofisico. Ovviamente quando la pianta viene abbracciata da un bambino reagisce con grande positività.
Se si vogliono comprendere gli ecosistemi viventi bisogna pensare studiare in termini di energia, frequenza e vibrazione in quanto gli esseri viventi si sono evoluti in un oceano bioenergetico pulsante come la pulsazione del cuore.
La biodiversità espressa da ogni pianta non è solo morfologica o funzionale ma è anche energetica, perché le piante possiedono caratteristiche bioelettromagnetiche in grado di influenzare lo stato dei nostri organi; questa sorta di personalità bioenergetica espressa dalla pianta si manifesta con segnali deboli ma profondamente risonanti nel nostro organismo.
Le piante possono variare la loro emissione bioenergetica a seconda della biochimica del suolo, dei nutrienti assorbiti e a seconda delle relazioni con le piante vicine.
Alcuni studi hanno evidenziato che le piante e gli alberi continuano ad essere generosi dispensatori di energie benefiche (purché ovviamente non entrino in uno stato di sofferenza). Esperimenti fatti negli uffici di un’importante multinazionale ad Edimburgo hanno evidenziato che, nelle stanze che avevano delle piante al loro interno, gli impiegati si sentivano più produttivi e si riscontrò una sensibile diminuzione di assenteismo per motivi di salute.
Inoltre gli alberi amano il contatto con l’uomo e addirittura hanno preferenze di genere. Ad esempio la quercia, che anche nei miti è sempre stata considerata l’albero maschile per eccellenza, risponde con più entusiasmo all’abbraccio di una donna agendo, in particolare sul suo sistema immunitario, sulle ovaie, sulle ghiandole surrenali e la tiroide.
E ancora, partendo da questi dati di ricerca, studiosi giapponesi hanno visto che, dopo qualche ora passata nel bosco, se si fa un prelievo di sangue, si può vedere che le cellule killer naturali del sistema immunitario (che sono in grado di riconoscere se le cellule ematiche o quelle corporee sono state infettate da un virus aumentano notevolmente e sono in grado di uccidere quelle cellule attraverso apposite citotossine, provocando così la morte del virus che le aveva parassitate) e, sono anche più attive e questa attività dura per svariati giorni.
Il professor Quing Li, della Nippon Medical School di Tokyo, ha dimostrato che chi passa una sola giornata nel bosco e “respira il bosco” si ritrova per almeno una settimana con una quantità di cellule killer superiori al normale e se lo fa per due o tre giorni il numero di cellule killer aumenta ancora e mantiene questo livello per più di un mese.
Le cellule umane in via di degenerazione costituiscono un potenziale fattore cancerogeno e il cancro inizia quando una cellula impazzita si considera immortale proliferando tumultuosamente, per sopravvivere; ma quando inspiriamo l’aria del bosco, le proteine anticancro vengono prodotte in quantità maggiori.
Sempre il professore Quing Li ha evidenziato che nelle regioni boschive si verificano meno decessi per cancro e questa è una buona argomentazione contro i disboscamenti nelle vicinanze nei centri abitati e contro l’agricoltura industriale. Passeggiare in un bosco, sempre secondo i ricercatori giapponesi, ha anche grandi benefici per i pazienti affetti da diabete di tipo 2.
Tutti questi effetti terapeutici costituiscono l’”effetto biofilia” che è il potere di guarigione degli alberi e delle piante che inducono ritrovare la capacità di far esperienza e alleanza con la Natura, con la quale l’uomo è legato fisicamente, cognitivamente ed emotivamente.
La migrazione incrementa la biodiversità umana e rinforza il genoma umano mediante il meticciato che è un fenomeno inarrestabile che può essere gestito in modo assolutamente pacifico e cooperativo, come la migrazione delle piante.
Infatti le piante, di generazione in generazione mediante semi, spore e germogli, le piante si spostano, conquistano nuovi spazi ed emigrano in terre lontane mediante il vento, le acque e gli animali.
Vi sono vegetali che vivono lungo le coste e, come veri pionieri, sono capaci di lunghi viaggi per mare sopravvivendo senza acqua dolce, spinti dalle correnti marine; i semi infatti sono dotati di un’ottima capacità di galleggiamento e restano vitali per anni, finchè le correnti marine non li lasceranno su una spiaggia lontana dove poi, trasportati anche dal vento o dagli uccelli, potranno diffondersi nelle terre senza frontiere.
I semi sono capsule di sopravvivenza assolutamente perfette, come incubatrici, sono capaci di proteggere l’embrione anche in condizioni più estreme: nell’acqua ghiacciata, nella sabbia rovente del deserto, in assenza di aria, di riparo e protezione senza che gli embrioni perdano la capacità di dar vita ad una nuova pianta.
Alcuni semi migranti possono adattarsi benissimo al clima ed ai terreni di arrivo e, come ottimo esempio di meticciato, mediante ibridazione con le specie autoctone, sviluppano piante più resilienti per la sopravvivenza.
Una delle capacità più stupefacenti delle piante è quella di assorbire i radionucleotidi (che sono nuclidi instabili che decadono emettendo energia sotto forma di radiazioni)decontaminando e ripulendo l’ambiente e il terreno inquinato. Purtroppo però le piante, assorbendo il materiale radioattivo lo concentrano in se stesse, come è avvenuto a Chernobyl, e questo pone un serio problema perché in caso di incendio in quelle foreste, il materiale radioattivo accumulatosi dentro la pianta verrebbe rilasciato nell’atmosfera, con gravi conseguenze.
Le piante comunque sono un vero miracolo perché riescono a diffondersi in giro per il mondo, riescono a crescere in luoghi impervi ed isolati, a resistere alle catastrofi nucleari, riescono a viaggiare nel tempo e dappertutto portano la vita.
Le piante rappresentano la nazione più popolosa e grande della Terra, solo gli alberi per fare un esempio sono più di 3000 miliardi, ed è l’unica vera potenza mondiale unita sotto un tricolore formato dal verde della vegetazione, il blu dell’acqua e il bianco delle nuvole.
Senza le piante non ci sarebbe cibo per gli animali e gli esseri umani e, in altre parole, non ci sarebbe vita sulla terra, così come senza la fotosintesi clorofilliana non ci sarebbe l’ossigeno che respiriamo. Sempre grazie alla fotosintesi clorofilliana, le piante, al contrario degli animali e degli uomini non hanno bisogno di spostarsi alla ricerca di cibo, nella ricerca costante di quella energia che le piante hanno fissato dalla luce del sole.
Gli alberi infatti, mediante le radici, esplorano e ricercano cibo nel terreno sviluppando reti talmente complesse da essere simili alle nostre reti neuronali.
Le piante sono l’anello energetico tra il sole e la terra, senza di loro l’energia solare non sarebbe trasformata nell’energia biochimica che alimenta la vita e senza di loro non verrebbe svolto il continuo lavoro di disinquinamento, assorbendo e degradando molti rifiuti prodotti dall’uomo.
L’uomo dunque non è affatto il padrone della terra, ma spesso è solo un insaziabile predatore delle sue risorse naturali che consuma a ritmo sempre crescente, totalmente ignorante della fisiologia di Gaia che è un unico essere vivente; inoltre le piante, al contrario dell’uomo non hanno un’organizzazione gerarchica e burocratica centralizzata né hanno l’obbligo di obbedienza ad un’autorità.
L’evoluzione umana non è assicurata dalla sopravvivenza del più forte, del più intelligente e del più spietato (giustificando cosi inconsapevolmente l’eugenetica); ma l’evoluzione e la sopravvivenza sono assicurate dal più adattabile alle variazioni dell’ambiente, cioè l’emigrante, che cosi rispetta la natura biologica di Gaia.
È’ necessario per questo che l’uomo e le piante rinfoltiscano sempre più il loro rapporto di cooperazione inclusiva e fraterna, che è la forza attraverso la quale la vita si arricchisce e prospera, ed è il motore del progresso pacifico dei popoli.
Perché salvando una specie o un popolo significa salvare l’ umanità intera.
Chi, come la nostra Fondazione ”Science for Peace.Eu” studia Gaia come essere vivente tra i viventi, ne riconosce bisogni, diritti e valori mediante una Costituzione, ancora da scrivere, che si compone di 5 fondamentali articoli:
Articolo 1: la sovranità del pianeta terra appartiene a tutti gli esseri viventi, piante comprese
Articolo 2: libertà e rispetto dei diritti di tutti gli altri esseri viventi.
Articolo 3: diritto all’acqua, al suolo e alla atmosfera non inquinati anche per le generazioni future di piante ed animali, uomo compreso.
Articolo 4: la democrazia delle piante non ha alcun fine, ogni essere vivente è libero di migrare, senza limitazioni, né confini, nè frontiere.
Articolo 5: ogni essere vivente ha una sua connaturata dignità, che comporta rispetto reciproco, da considerarsi come strumento di sopravvivenza, di evoluzione e di progresso anche spirituale.
Per tutti questi motivi possiamo davvero sostenere “Gaia first”.